SCATTO LIBERO – Frammenti di Libertà

Sinossi, il concetto è semplice.

In un luogo inaccessibile ed emotivamente forte come il carcere, una fotografa professionista avrebbe potuto catturare immagini “toccanti” da portare alla ribalta con la facilità di uno schiocco di dita e la velocità di un click. Ma non era questo, il fine di Scatto Libero. Noi volevamo “dare”, all’Altro, non rubare immagini e scappar via per mostrare all’esterno le nostre abilità. Siamo consapevoli di chi siamo, la fotografia è nostro mestiere, ma Solidarietà vuol dire donare, non auto celebrarsi: le immagini dovevano essere scattate dai detenuti e non c’era idea più bella per tutti, perché la nostra forza motrice era – e rimane – “abilitare”, trasferire conoscenza, mettere davvero la cultura al servizio del sociale come è più difficile, già, ma un’associazione no-profit ha la responsabilità di quest’ambizione senza mezzi termini.

Scatto nasce per far esprimere chi vive situazioni al limite e per far urlare le fotografie di chiunque veda preclusa la propria libertà e abbia il coraggio di aprire uno spiraglio attraverso l’arte e l’immaginazione.

Scatto Libero vuol dare luce, attraverso la luce, a immagini figlie di persone che già le avevano dentro in una gestazione ancora tutta da scoprire.
“Noi con i loro occhi”, sì, perché il nostro impegno, unito al loro sguardo, ha creato una sincronia potente di cui andiamo fieri.
La vittoria sta nell’entusiasmo e nella speranza che la FOTOGRAFIA ha saputo esaltare.
Perché Fotografia non è soltanto immagine, ma anzitutto immaginazione, vibrazione, vita.

CHE COS’È SCATTO LIBERO

La fotografa Tania Boazzelli e l’Associazione di Volontariato “Scatto Libero” hanno realizzato, all’interno del carcere di Rebibbia in Roma – 3^ CASA, il progetto di un corso fotografico con l’intento di avvicinare i detenuti alla fotografia: un momento creativo, culturale e socializzante che offre ai detenuti sia l’opportunità di esprimere liberamente la propria personalità che di coltivare una competenza spendibile nel loro futuro post-carcerario.
Articolato in più incontri, Il progetto “Scatto Libero” ha previsto una parte di formazione teorica ed un’altra, più sperimentale e attiva, che ha promosso l’avviamento alla fotografia con esercitazioni pratiche.
Il materiale confluirà in un diario fotografico e di testimonianze scritte, immagini e parole in forma di pubblicazione a corredo di una mostra che presenterà al pubblico i lavori dei partecipanti.
“Scatto Libero” ha per scopo la promozione di una formazione creativa per i detenuti del carcere di Rebibbia e l’incoraggiamento, attraverso la sensibilità artistica di un’arte estremamente contemporanea e versatile, di quella totale libertà espressiva, il gusto di catturare elementi costitutivi dell’arte fotografica ma anche linfa vitale per una realtà difficile come quella carceraria, in cui le istituzioni dovrebbero avere più strumenti a disposizione nel complesso ma necessario compito di creare orizzonti d’attesa propositivi per detenuti che un giorno torneranno uomini liberi di ricostruire la loro esistenza umana e professionale.
I mezzi utilizzati durante il corso sono stati macchine fotografiche a basso costo e rullini professionali.
Realizzato “pro bono publico”, il progetto è stato a completo carico dell’organizzazione con sovvenzioni da parte dei testimonials.
Ma serve di più.
Ogni singolo euro donato sarà prezioso, non ci sono limiti d’importo, e le vostre donazioni diventeranno il cuore pulsante di un progetto che ha l’ambizione di non fermarsi qui, ma di espandersi come una benefica macchia d’olio perché possa essere di supporto anche oltre i confini di Rebibbia, a sostegno di altre realtà che vorranno accogliere “Scatto Libero” come un segmento positivo di opportunità sociale.

IL PROGETTO

Scatto Libero nasce nel 2016 da un’idea di Tania Boazzelli, fotografa professionista, come progetto fotografico pensato appositamente per i detenuti del carcere di Rebibbia – 3^ casa circondariale. Lo scopo dell’iniziativa, totalmente di volontariato, è quello di far conoscere le potenzialità del mezzo fotografico a coloro che generalmente non hanno opportunità di utilizzarlo. Ogni detenuto ha avuto a disposizione una macchina, un rullino fotografico e la possibilità di scattare negli spazi comuni del carcere. Uno scatto libero per raccontare e per raccontarsi, per trasmettere un messaggio personale che impressioni la pellicola ma anche gli occhi e la sensibilità dello spettatore.