Mostra + presentazione del libro This is (not) America – di Andrea Amadori

a cura del Laboratorio Fotografico Corsetti con prefazione di Fabio Benincasa MACRO ASILO

Un viaggio durato quasi due anni, un progetto fotografico realizzato interamente in analogico. Questo è This is (not) America di Andrea Amadori, fotografo romano di cui già abbiamo potuto apprezzare il marchio di fabbrica: studio e metodo al servizio di un eccellente estro creativo.

Ecco, dunque, la volontà di rappresentare quei tòpoi dell’immaginario collettivo, che non sono solo di noi italiani, circa la vita, i luoghi, le persone e la loro quotidianità degli Stati Uniti d’America. Amadori lo fa con ironia spregiudicata che sfocia nel volontario citazionismo, sin dal titolo: quel modo di dire conosciuto anche al grande Bowie per rappresentare ciò che è o non è un “miracolo”.

Amadori, però, relega il “not” fra le parentesi per dirci che, forse, quegli stereotipi sono tutt’altro che tali. Almeno questo è ciò che racconta il suo progetto: la sua America si dipana davanti agli occhi di chi osserva le  immagini intrisa proprio di tutti quei luoghi comuni, reali e concettuali, del nostro immaginario, nel bene e nel male. Sì, perché il fotografo non giudica. Osserva, metabolizza e riscrive secondo il proprio sentire, secondo la propria visione, lasciando al pubblico libertà interpretativa.

Circa cento immagini compongono il libro. Delle stesse, meno di venti sono esposte nella mostra introduttiva. Due percorsi differenti e paralleli che inviteranno il pubblico a rispondere allo stesso interrogativo: cosa è dunque l’America?

Associazione Aurea
Via Rodolfo Lanciani 15
www.assoaurea.it

Andrea Amadori
Sono nato nel 1984 a Roma, dove vivo e lavoro come ingegnere nel campo delle energie rinnovabili.
Amo la fotografia sin da quando ero un bambino, una passione che mi è stata trasmessa dai miei genitori, insieme a quella per i viaggi. Ho cominciato presto a usare la macchina fotografica, non solo per catturare i ricordi, ma anche come strumento per esprimere pensieri e sentimenti.
Ogni mio scatto ha una doppia identità: da un lato, è la rappresentazione del mondo vista attraverso il mio sguardo; dall’altro, nasconde sempre una sua essenza, un’emozione che intende trasmettere, un messaggio, una storia da raccontare. Non importa tanto ciò che l’occhio vede, quanto ciò che il cuore sente.
Per questo, preferisco utilizzare la fotografia analogica anziché digitale e in bianco e nero. In questo modo, trovo che lo spettatore sia più portato a una riflessione interiore.
Nel 2005, quando avevo 21 anni, fui invitato ad allestire una mostra personale a Roma, intitolata “La percezione del nulla”, incentrata sulla Mongolia.
Nel 2008, sono stato invitato dalla provincia di Taranto a organizzare una mostra insieme al duo artistico Two&New(Born), incentrato sulle migrazioni degli uccelli in terre lontane.
Nel 2008, ho ricevuto un premio speciale nel concorso fotografico nazionale italiano Vittorio Bachelet per la mia particolare attenzione nel raccontare il dramma della condizione umana.
Nel 2009 e 2013, ho tenuto una mostra personale a Roma, dal titolo “… pensami altrove”.
Nel 2015, il mio ultimo progetto, “Terre di Confine”, è stato esposto a Roma, presso il Laboratorio Fotografico Corsetti.

www.andreaamadori.com

Testo cristico di Fabio Benincasa

In quell’Impero, l’arte della cartografia raggiunse una tale perfezione che la mappa di una sola provincia occupava tutta una città e la mappa dell’Impero tutta una provincia. Col tempo codeste mappe smisurate non soddisfecero e i collegi dei cartografi eressero una mappa dell’Impero che uguagliava in grandezza l’Impero e coincideva puntualmente con esso. Meno dedite allo studio della cartografia, le generazioni successive compresero che quella vasta mappa era inutile e non senza empietà la abbandonarono all’inclemenze del sole e degl’inverni. Nei deserti dell’ovest rimangono lacere rovine della mappa, abitate da animali e mendichi; in tutto il paese non è altra reliquia delle discipline geografiche.
Jorge Luis Borges, 1960

Cartografare l’America come terra incognita, evocare una mimesis dei suoi spazi, dei suoi sogni, delle sue ossessioni è l’ambizione eterna del grande romanzo americano, da Melville a Fitzgerald fino a Kerouac e Pynchon. Eredi e competitori in questa ricerca sono i registi di cinema e i fotografi, tesi a costruire un’epica che da Edward Weston e Ansel Adams si spinge fino ai road movie onirici costruiti da Malick o da Lynch.
Come nella mappa borgesiana del Rigore della scienza, la ragione cartografica fallisce nel cercare di dare forma bidimensionale al vuoto e solo l’espressione artistica può evocare il nucleo di assenza di un continente sconosciuto e al tempo stesso così noto a tutti.
Dell’America e del sogno americano tutti sanno già tutto e il viaggio di Andrea Amadori si muove dunque alla luce di questa coscienza. Dell’intuizione che sia inutile per il fotografo-cartografo produrre l’ennesima mappa-reportage che ricada, per eccesso di entusiasmo, in brandelli inutilizzabili.
E così, in This is (not) America, le citazioni si fanno manifeste, spaziando fino al cinema e alla serie TV. Immagini familiari e al tempo stesso stranianti perché eternamente riprodotte e riprocessate in una miriade di narrazioni senza tempo, nessuna delle quali totalmente vera, nessuna totalmente falsa. Le case abbandonate, i dolenti paesaggi urbani, la folla brulicante, tutto sembra rimandare a un discorso già udito, già compreso, ma che rimanendo frammentario rende possibile nel suo balbettio l’emersione del non familiare, dell’inquietudine che giustifica un’osservazione più attenta.
Nelle foto di Amadori, le presenze umane sembrano aliene mentre gli alieni si dimostrano molto più a loro agio nel contemplare le distese desertiche o i colossali conglomerati metafisici delle città. Il mondo sembra finire, oltre la bandiera americana rinchiusa in una stringente simmetria, in una distesa di acque che non conducono a nulla. L’America è raggiungibile, squadrata e perfettamente illuminata, come nelle composizioni di Edward Hopper, ma la luce razionale suggerisce solo un’impossibilità per la mente di comprendere appieno, al di là dell’evocazione e della sensazione. In questa negazione parentetica, in questo (not), risiede la morale di questo viaggio e di queste immagini che il fotografo offre al suo pubblico non senza un moto di ironica complicità.

Presentazione del Libro “This is (not) America” di Andrea Amadori presso il MACRO Asilo l’11 giugno 2019