PROMESSA TERRA – Personale fotografica di Francesca Romana Guarnaschelli

a cura di Eugenio Corsetti e Niccolò Fano

Apertura sabato 5 ottobre  2013
Spin ore 18 – 21
via Vodice, 8 – Roma
Vernissage martedì 8 ottobre 2013 dalle ore 19
Fino a sabato 26 ottobre

28 ottobre – 8 dicembre in mostra al Laboratorio Fotografico Corsetti,
via dei Piceni 5/7 – Roma

FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma

Promosso da Laboratorio Fotografico Corsetti e Spin

Spin e Laboratorio Fotografico Corsetti hanno il piacere di presentare il progetto fotografico “Promessa Terra” di Francesca Romana Guarnaschelli nell’ambito di FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma. Giunto alla XII edizione, quest’anno il Festival indaga il tema della Vacatio ovvero della sospensione e dell’assenza. “Promessa Terra” è una serie di 15 fotografie formato 40×50 B/N (scattate e stampate con tecniche analogiche tradizionali) che indagano il reale, radicalizzando l’ipotesi di un futuro possibile, attraverso una chiave di lettura che si ispira alla filmografia di fantascienza: come in “Ultimatum alla Terra” (Robert Wise, 1951) l’autrice Francesca Romana Guarnaschelli presagisce un cambiamento inevitabile. L’alienazione umana, come ne “L’uomo che cadde sulla Terra” (Nicolas Roeg, 1976), è dràma silenzioso del progetto e i simboli, come i filtri visivi di “Essi vivono” (John Carpenter, 1988), svelano una lettura altra. La Terra è un luogo di arrivo, non di partenza. È terreno fertile di nuovi eventi. La colonizzazione aliena non implica una visione negativa del cambiamento, ma simboleggia la causa di un collasso. Come scrive Andrea Attardi nel testo critico della mostra: “Spesso queste fotografie sono volutamente ambigue nel ricostruire l’immenso labirinto fantastico che è il luogo dell’irrazionale, dell’afflizione o della speranza”.

La fisionomia urbana è elemento chiarificante del drammatico e l’atmosfera è estremizzata al fine di evidenziare una critica significativa all’odierno. L’installazione progettata con Niccolò Cau e Silvia Litardi per lo spazio ipogeo dello Studio Spin, valorizza ancora di più questo aspetto, proiettando il visitatore all’interno dell’evento.

Stampe ai sali d’argento eseguite da Rolando ed Eugenio Corsetti presso il Laboratorio Fotografico Corsetti.

Andrea Attardi, docente di Fotografia Accademia di Belle Arti di Roma e fotografo

C’è qualcosa di struggente, nella fotografia di Francesca Romana Guarnaschelli. Come una lieve ferita dell’anima, il suo bianco e nero analogico poroso e materico rifugge dalle rigide regole tecniche del nitore assoluto e della definizione esasperata. Ma introduce lo spettatore in un territorio onirico, per questo devastante e fuori controllo dal razionalismo al quale si è sempre abitualmente ricondotti. Le sue visioni e apparizioni di “Promessa Terra”, lascerebbero a prima vista pensare a una nostalgia per i nostri avi cosmici per eccellenza o a futuri congiunti magari alieni, nei quali proiettiamo noi stessi e l’enigma della vita, dalle sue origini al futuro che rintracciamo nel percorso di kubrickiana memoria.

Come un mondo che vuole esplorare e dare forma ad altri mondi possibili, dove forse potremmo sviluppare un’esistenza nuova rispetto a quella nostra contemporanea? Universi preistorici esplorati da un futuro lontanissimo, dove le strutture altamente tecnologiche appaiono segni di una modernizzazione che ha depauperato l’essenza originaria del vivere? Oppure rifugio e protezione, dove trovare conforto per brevi attimi nei luoghi immaginari dell’arte?

Spesso queste fotografie sono volutamente ambigue nel ricostruire l’immenso labirinto fantastico che è il luogo dell’irrazionale, dell’afflizione o della speranza. Se immaginiamo di girovagare all’interno di queste immagini, infatti, ci troveremmo in mondi splendidi e consolatori ma anche disperanti al tempo stesso.

I percorsi dell’autrice mostrano la contraddizione delle cose che possono essere estremamente negative e positive insieme, perché l’arte in sé deve comunque creare problemi. Queste atmosfere bloccate, sature di elementi indecifrabili, a volte geometrici e minimali, denunciano il rifiuto della realtà a favore della “Promessa Terra” immaginata dall’artista, contro il rigido schematismo delle tradizionali regole accademiche. Quindi l’arte proclama, in questo caso, le virtù dell’inconscio, del fondo d’oro dentro il quale la creatività non è ancora raggiunta dal conformismo fotografico tanto diffuso anche a causa della standardizzazione dello sguardo tecnico-digitale. Positiva regressione questa, verso la parte più nascosta e inesplorabile di noi dove, seguendo una sorta di scrittura automatica, si ricrea il sogno di mondi in cui vertigine e desiderio sono l’utopia indicata e suggerita.

La società ha sempre combattuto sogno e chimera a favore di logica, ordine e “buon senso”: principi che ingabbiano l’essere umano. L’immaginazione, dunque, regina delle facoltà, riprende i suoi diritti per entrare nell’universo del meraviglioso. In alcune fotografie emergono elementi giocosi che ammiccano a riferimenti di un ludico E.T. o alter ego alieno. E’ il desiderio di proporre un gioco in cui la fantasia si dipana per riempire il vuoto di un’esistenza da sempre alla ricerca di altre entità possibili.

L’ispirazione alla filmografia di fantascienza, originaria a questa serie di opere, è comunque superata dal linguaggio fotografico. Cifra oggi ardua e difficilissima, per ricercare e trovare uno stile personale differente dalle mode. L’autrice ha la potenzialità di acquisirlo, in quanto il suo tipo di sperimentazione rivela maggiori informazioni circa la sua sensibilità di fotografa, più di quanto si possa supporre. Cosa che ad esempio non accade quasi mai con il reportage, il quale raramente evidenzia interpretazioni originali e soggettive del fotografo e non restituisce al fruitore l’eventualità di inventare, attraverso opere poetiche e aperte, un’infinita serie di altre possibilità creative.

In secondo luogo la fotografia di Francesca Romana Guarnaschelli risiede a pieno titolo in quel grande e complesso magma che è la fotografia al femminile; sempre d’avanguardia ed eretica, al contrario di quella maschile non ha mai voluto “dimostrare” la realtà a tutti i costi, ma ha sempre cercato di “suggerire” altre percezioni, scavando più nell’insondabilità dell’anima e nelle pieghe recondite dell’istinto. Come in “Promessa Terra”, dove la potenza evocativa dell’enigma si unisce alla ricerca di un anelato altrove.


Francesca Romana Guarnaschelli (Roma, 1983) si è diplomata presso l’Istituto Europeo di Design. Dal 2007 collabora con il Laboratorio Fotografico Corsetti. Nel 2008 cura la parte fotografica del progetto editoriale sui mercati rionali di Roma, “Roma, casa e bottega”, edito da Ed/Archi’s.
Fotografa ufficiale della prima edizione della Festa dell’Architettura di Roma del 2010. Fotografa di scena musicale per la Grinding Halt.Fotografa di scena del film Space Metropoliz di Fabrizio Boni e Giorgio de Finis.
Espone a maggio del 2010, nel quartiere Trastevere di Roma, una selezione delle immagini di scena per il documentario “Robaccia Rubbish” sull’artista Fausto Delle Chiaie. A ottobre dello stesso anno la personale fotografica “Prima che cali il sipario…” è curata dal Laboratorio Fotografico Corsetti. Espone a maggio del 2012 al MAAM Museo dell’Altro e dell’Altrove.

www.francescaguarnaschelli.com

Responsabile Ufficio Stampa                                  
Fabio Benincasa                                                               
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FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma XII Edizione
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